Cosa fare per migliorare la tollerabilità al lattosio. E perché il latte di capra e di pecora non sono delle vere alternative.
Il lattosio è uno zucchero presente nel latte di tutti i mammiferi, con due eccezioni: il latte delle femmine di leone marino e tricheco è infatti privo di lattosio. Il lattosio risulta dalla combinazione di due diverse molecole di zucchero.
er scindere il lattosio nell’intestino abbiamo bisogno dell’enzima lattasi che separa le due molecole, consentendoci così di assorbirle. L’intestino dei lattanti produce molta lattasi, ma col passare del tempo la produzione diminuisce. Gli adulti producono il 5-10 percento della lattasi che producono i neonati – un fenomeno del tutto normale che avviene in tutti i mammiferi adulti.
La tolleranza al lattosio dipende da tre fattori. Innanzitutto la quantità di lattosio ingerita. In secondo luogo, la quantità di lattasi che l’intestino tenue può produrre dipende dalla propria predisposizione genetica e questo varia da persona a persona. Grazie a una mutazione genetica, nelle popolazioni del Nord Europa vi è una percentuale maggiore di individui che producono molta lattasi anche da adulti. In Danimarca, per esempio, meno del 5 percento della popolazione è soggetto a malassorbimento del lattosio, mentre in Corea ne soffrono quasi tutti.
Infine, alcuni soggetti, hanno un intestino più sensibile. Chi soffre di intestino irritabile, per esempio, avrà disturbi gastrointestinali assumendo anche una quantità relativamente ridotta di lattosio.
Circa il 70 percento della popolazione mondiale adulta non digerisce bene il lattosio. In questo caso, la persona è soggetta a malassorbimento del lattosio, ma non ha necessariamente disturbi dopo averne ingerito una quantità normale. Se invece si presentano dei disturbi, siamo in presenza di un’intolleranza al lattosio.
Gli acidi grassi a catena corta prodotti dai batteri dell’intestino crasso a partire dal lattosio fanno bene all’intestino, favoriscono la risposta immunitaria, il metabolismo degli zuccheri e quello dei grassi. Per questo, nonostante il malassorbimento del lattosio, alcuni esperti consigliano di assumerne anche solo piccole quantità.
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Dopo aver ingerito latte o altri alimenti contenenti lattosio, i sintomi più tipici sono crampi addominali, flatulenza, diarrea. L'intolleranza al lattosio può però manifestarsi anche con altri disturbi non specifici. Nell’Europa centrale, circa 1-2 persone su 10 soffrono di intolleranza al lattosio.
Il lattosio risulta dalla combinazione di una molecola di glucosio con una di galattosio, che vengono scisse nell’intestino tenue dall’enzima lattasi per poi essere assorbite. Se la quantità di lattosio nell’intestino supera quella dell’enzima necessario a scinderlo, il lattosio «in eccesso» viene scisso e digerito dai batteri dell’intestino crasso tramite fermentazione. In questo processo vengono prodotti determinati acidi grassi e gas che possono provocare flatulenza. Dato che entrambi «richiamano» acqua (come un mucchietto di sale che rimane a lungo all’aria), questa massa nell’intestino contiene 8 volte più liquido di quanto avvenga in assenza di queste sostanze e questo può provocare diarrea.
Innanzitutto l’intolleranza congenita, molto rara, che dà problemi già in età pediatrica. Poi il «normale» malassorbimento del lattosio negli adulti. Infine, l’intolleranza acquisita nei casi in cui la mucosa dell’intestino tenue risulti danneggiata, per esempio in presenza di infezioni intestinali da norovirus e rotavirus, enteriti, intolleranza al glutine o nel corso di una chemioterapia. È possibile acquisire intolleranza al lattosio anche per proliferazione batterica intestinale. Una volta rigenerata la mucosa intestinale, il lattosio tornerà a essere ben tollerato.
La diagnosi è possibile ingerendo una specifica dose di lattosio e misurando la quantità di idrogeno espirato. Se sono i batteri a digerire il lattosio, si produce una quantità maggiore di idrogeno. Un altro metodo è la misurazione della glicemia: se aumenta notevolmente, significa che il lattosio è stato scisso efficacemente nell’intestino tenue e che lo zucchero è stato assorbito nel sangue. Altri test misurano l’attività della lattasi in campioni di tessuto dell’intestino tenue o ricercano il «gene della lattasi».
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Una tazza di latte intero (circa 12 g di lattosio) normalmente viene tollerata. Lo yogurt a lunga fermentazione tendenzialmente è tollerato meglio del latte perché i batteri che contiene hanno già scisso con la fermentazione una parte del lattosio. Lo yogurt contiene circa la metà del lattosio rispetto al latte.
Hai problemi digestivi dopo aver consumato latte e latticini? Allora è opportuno parlarne con il proprio medico, che potrà identificare i sintomi ed eventualmente effettuare semplici test per determinare un'intolleranza al lattosio. Potrebbe essere utile presentare al medico un protocollo alimentare in cui hai annotato cosa hai mangiato e quando si sono presentati quali sintomi.
La capacità di digerirlo bene nell’intestino tenue dipende dai geni, non fa nessuna differenza se assumiamo con regolarità il lattosio o lo eliminiamo del tutto. Consumando regolarmente alimenti contenenti lattosio, però, la flora batterica dell’intestino crasso si adatta, con il risultato che il lattosio diventa un po’ più digeribile.
Se ingerito durante i pasti, il lattosio in genere è tollerato meglio perché lo stomaco si svuota più lentamente e quindi nell’intestino ne arrivano piccole quantità, poco a poco. Può essere utile anche distribuire i latticini in piccole porzioni nel corso della giornata. I lactobacilli, il Bifidobacterium longum e il Bifidobacterium animalis dell’intestino producono lattasi. Gli alimenti probiotici con questi batteri favoriscono così la digestione. Possono aiutare anche gli integratori (da banco) contenenti l’enzima lattasi e gli alimenti a basso contenuto di lattosio.
Il lattosio è la sostanza più usata nella fabbricazione di compresse. Se si devono prendere solo poche pasticche, la quantità di lattosio è trascurabile. Ma se si è molto sensibili al lattosio e si devono assumere molti farmaci, è possibile che insorgano dei disturbi.
Fonti: «Gut», «Jama», «Jama»; M. Wilhelmi D. Studerus, P. Gibson: Nie wieder Blähbauch. Gräfe&Unzer Verlag 2019