Da anziani l'udito peggiora davvero? E quanto ci si abitua al rumore? Di cose sull’udito se ne sentono molte. Ma quali sono vere e quali invece falsi miti? Ecco i chiarimenti degli esperti.
I nostri esperti hanno sottoposto a verifica 13 affermazioni frequenti.
Esatto, sentiamo con le orecchie ma capiamo con il cervello. L’orecchio è un recettore sensoriale: converte le onde sonore in impulsi elettrici che vengono inviati al cervello, dove vengono poi elaborati.
(Dr. J. Vavrina)
Vero. A partire dai 50 anni circa, infatti, la funzione delle cellule ciliate dell’orecchio interno cala gradualmente. Il livello di mutamento degenerativo dell’orecchio interno dipende prevalentemente da fattori genetici. Possono peggiorare la situazione fattori quali l’esposizione ripetuta ai rumori nel corso della vita, o anche alcune patologie, i disturbi vascolari o l’assunzione di determinati medicamenti.
È interessante notare che, nei popoli indigeni, la diminuzione progressiva delle capacità uditive legata all’età (presbiacusia) è meno marcata, probabilmente perché esposti a un minor livello di rumore.
(Dr. J. Vavrina)
Corretto. La perdita dell’udito non si può fermare con terapie farmacologiche, né con interventi chirurgici. È però possibile compensare questa perdita degenerativa ricorrendo a un apparecchio acustico: l’indebolimento dell’udito continua a progredire, ma grazie alla amplificazione del suono le cellule ciliate ancora funzionali vengono stimolate maggiormente.
La graduale perdita dell’udito dipende inoltre da come viviamo: in presenza di elevato inquinamento acustico peggiorerà più rapidamente che non vivendo in un ambiente silenzioso.
(Dr. J. Vavrina)
Ci sono delle differenze: statisticamente, nella fascia di età tra i 60 e gli 80 anni, gli uomini hanno una probabilità del 10 percento più alta rispetto alle donne di avere problemi di udito. Si ritiene che questo non dipenda da cause legate al genere, ma semplicemente dal fatto che gli uomini sono maggiormente esposti ai rumori.
(Dr. J. Vavrina)
Sì e no. È vero che, a oggi, le cellule danneggiate dell’orecchio interno non si possono rigenerare. Ma, in determinati casi, una persona fortemente audiolesa o non udente può tornare a sentire grazie a un orecchio interno artificiale, chiamato impianto cocleare.
Questo è possibile quando le cellule ciliate dell’orecchio interno sono danneggiate, ma il nervo acustico è ancora in grado di trasmettere segnali. La medicina e la tecnologia hanno fatto grandi passi avanti in questo settore. L’impianto cocleare aiuta bambini e adulti a sentire di nuovo, o addirittura a sentire per la prima volta.
(Dr. J. Vavrina)
(Continua a leggere qui di seguito…)
Vero. L’indebolimento dell’udito (ipoacusia) comporta una diminuzione delle capacità cognitive. Studi recenti indicano che un deficit uditivo si accompagna spesso a un più rapido avanzare della demenza senile. In presenza di un certo livello di deficit uditivo è quindi importante iniziare a usare quanto prima un apparecchio acustico ed eventualmente seguire un training comunicativo per conservare la comprensione del parlato.
Se la perdita dell’udito e la demenza senile sono già avanzati, riacquisire la comprensione del parlato è molto difficile. Negli stessi studi è stato inoltre dimostrato che adottare per tempo un apparecchio acustico riduce la probabilità di sviluppare la demenza senile.
(Dr. J. Vavrina)
Sì, in effetti esiste una certa assuefazione. Chi ad esempio abita in una zona rumorosa o vicino a una ferrovia, con il tempo percepirà meno il rumore. Con l’assuefazione, il corpo può «attenuare» i fattori scatenanti dello stress, ad esempio i rumori eccessivi o prolungati. Ma il rumore, nel lungo termine, ha effetti negativi sulla salute, soprattutto se disturba anche il sonno. Tra le conseguenze ci possono essere patologie cardiocircolatorie, stanchezza, depressione e minore rendimento nei bambini in età scolare.
(Dr. J. Vavrina)
Non contano tanto questi dispositivi, ma il volume che arriva all’orecchio. Quanto più intenso è il suono, tanto maggiore sarà la pressione acustica sull’orecchio interno. Usando le cuffie c’è più aria tra il ricevitore e il timpano, per cui il livello sonoro è più basso. Con gli auricolari, invece, il suono è un po’ più intenso. Indipendentemente dal tipo di dispositivo, però, dipende sempre dal volume che teniamo.
(B. Knoth)
No, non ci sono evidenze che indichino dei danni dovuti alle radiazioni del cellulare o all’effetto termico quando teniamo il telefono all’orecchio per molto tempo. Dal punto di vista acustico, il cellulare o le cuffie sono la stessa cosa. Tenere il cellulare davanti alla bocca o all’orecchio è una questione personale: alcuni sentono meglio con il vivavoce, altri con l’orecchio.
(B. Knoth)
Fonti: Suva, Suva prevenzione tempo libero, Lärmorama (in tedesco), Lärminfo (in tedesco)
No, non è così. L’indebolimento dell’udito può avvenire in vari modi. Perdere l’udito significa che non si sentono più determinate frequenze. Molto diffusa è la perdita dei toni alti: si sentono molti suoni, ma si perdono le alte frequenze e la comprensione del parlato diviene sempre più difficile. In questo caso vengono a mancare consonanti come la «S» o la «F».
«Sento, ma non capisco più», dicono spesso le persone che ne sono colpite. In generale, la perdita dell’udito può essere causata da disturbi dell’orecchio interno, medio o esterno, o dietro all’orecchio interno, e avere livelli di gravità diversi. La perdita dell’udito varia da persona a persona.
(B. Knoth)
(Continuazione in basso...)
Falso. Se non trattato, anche un lieve indebolimento dell’udito può portare in breve a problemi più seri. Si tratta di un processo lento. Se si perdono alcuni toni alti, il cervello deve compensare, e questo è faticoso. Mano a mano che l’udito peggiora perdiamo gradualmente anche la capacità di elaborare la lingua. La percezione del parlato diminuisce.
Se aspettiamo troppo tempo ci disabituiamo gradualmente a sentire: ripristinare questa capacità è un lavoro lungo e difficile. Dai primi segnali di perdita dell’udito al primo apparecchio acustico passano in media fino a sette anni, troppo. Medici ed esperti suggeriscono di affrontare quanto prima il deficit uditivo per conservare la percezione del parlato e dei suoni normali.
(B. Knoth)
In linea di massima questo è vero per molti bambini che hanno un senso dell’udito sano. Ma questo non dipende dal fatto che il loro orecchio sia diverso da quello degli adulti. Dipende invece dal fatto che, a quell’età, non sono ancora stati esposti ai fattori nocivi.
(B. Knoth)
C’è qualcosa di vero. In generale, l’udito oscilla nel corso della giornata perché l’elaborazione degli impulsi avviene nel cervello. Anche il cervello ha bisogno di pause, è per questo che a volte la concentrazione cala. Alla sera dobbiamo concentrarci di più. Ecco perché a volte, a fine giornata, abbiamo la sensazione di sentire peggio. Un effetto che viene rafforzato da un indebolimento dell’udito non trattato.
La causa può però trovarsi anche nell’orecchio: con un inquinamento acustico oltre 85 dB(A) per più di otto ore senza protezione, le cellule ciliate vengono danneggiate. Con le alte frequenze perdiamo temporaneamente circa 20 dB(A). Le cellule si riprendono solo dopo 16 ore di quiete.
(B. Knoth)
Tipo di rumore | Livello sonoro in decibel(A) |
---|---|
Respiro |
10–25 dB(A) |
Rubinetto che gocciola |
20 dB(A) |
Fruscio delle foglie |
20–35 dB(A) |
Bisbiglio |
20–35 dB(A) |
Rumore del frigorifero |
40 dB(A) |
Voce/normale conversazione |
40–65 dB(A) |
Aspirapolvere/asciugacapelli |
70–75 dB(A) |
Traffico intenso |
70–85 dB(A) |
Violino all’orecchio del musicista |
80–90 dB(A) |
Tosaerba | 85–90 dB(A) |
Discoteca | 90–100 dB(A) |
Concerto rock | 90–110 dB(A) |
Sirena, a 10 metri di distanza |
100–120 dB(A) |
Motosega |
105 dB(A) |
Aereo che decolla |
120–130 dB(A) |
Palloncino che scoppia, da vicino |
130 dB(A) |
Sparo di un fucile d’assalto |
140–160 dB(A) |
Fuochi d’artificio, da vicino | 140–170 dB(A) |
Fonti: Suva, Suva prevenzione tempo libero, Lärmorama (in tedesco), Lärminfo (in tedesco)