Le ferie estive sono alle porte e molti le trascorrono al Sud. Lo specialista Alexander Vierheilig spiega come affrontare i pasti.
Limiterei il più possibile il consumo di dolci e grassi, oltre che di alcol. In generale bisogna cercare di mantenersi leggeri, soprattutto durante la giornata.
Il normale processo digestivo di pasti abbondanti richiama verso lo stomaco un afflusso di sangue, che tuttavia serve a organi più importanti, come il cuore, il cervello e la pelle, ad esempio per garantire il raffreddamento del corpo attraverso la sudorazione.
Vale la semplice regola generale: «Cook it, boil it, peel it or forget it», ovvero conviene limitarsi al consumo di cibi cotti, bolliti o sbucciati ed evitare nel dubbio tutti gli altri.
Lascerei perdere. Meglio preferire quelli preparati in un buon albergo, che in genere offre la garanzia di un piano d’igiene.
Questo è vero, ma è impossibile sapere da quanto tempo sono esposti. Mosche e altri insetti dannosi possono diffondere agenti patogeni. Bisogna fare attenzione soprattutto alle salse, che spesso contengono maionese o uova.
Ritengo non sussistano grossi rischi, a condizione che la frutta non sia successivamente entrata in contatto con acqua.
È consentita in un buon albergo, altrimenti la sconsiglio. Il problema è come è stata lavata: non è possibile sapere quale acqua sia stata utilizzata e purtroppo al Sud è frequente la contaminazione da colibacilli.
Se è sfuso, lo eviterei. Gli ingredienti sono acqua o latte, due alimenti che provocano spesso disturbi di stomaco. (Continua a leggere qui di seguito...)
In un buon albergo non dovrebbero esserci problemi.
È possibile. Ma ciò non significa assolutamente che il cibo sia ben tollerato anche da noi, perché contiene batteri diversi dagli alimenti tipici delle nostre zone. Gli abitanti del luogo ci sono abituati, noi no. Il nostro sistema digestivo impiega dalle due alle tre settimane ad adattarsi e nel frattempo i vari batteri possono creare problemi, senza causare necessariamente una vera e propria «patologia».
Sì, una grappa a fine pasto con un contenuto alcolico superiore al 30-40% in volume agisce da disinfettante, rivelandosi così effettivamente utile. L’importante è limitarsi a un bicchierino.
Sì e no: di solito si mangia con coltello e forchetta, quindi il solo lavaggio delle mani non offre alcuna garanzia. Comunque è sicuramente raccomandabile usare sempre il sapone prima di ogni pasto.
Acqua o bibite in bottiglia. Nei Paesi caldi eviterei le bevande fredde: meglio a temperatura ambiente, per non sollecitare eccessivamente l’organismo. Ci sarà un motivo se in molti casi lo fanno anche gli abitanti del luogo.
È opportuno fare molta attenzione al latte e a prodotti come i milk-shake e i succhi di frutta, consumandoli solo in locali dove sia garantita igiene, come un buon albergo. È raccomandabile moderare l’assunzione di alcol e di bevande a elevato contenuto di caffeina, che accelerano la disidratazione. In generale, nei Paesi caldi è opportuno bere 3-4 litri di liquidi al giorno, perché in quelle zone si suda molto di più.
Per andare sul sicuro è preferibile usare l’acqua in bottiglia.
Dipende dai sintomi. Se il disturbo è leggero è indicato bere acqua pulita, assumere sali e zuccheri ed evitare il sole. Consiglio in particolare di mangiare banane: contengono molto potassio, che con la diarrea si disperde. In presenza di forti dolori addominali, sangue nelle feci o vomito è opportuno consultare un medico. Se nell’arco di due o tre giorni il problema non si risolve, o addirittura peggiora, è meglio farsi visitare o rivolgersi a un’assistenza telefonica in Svizzera. A chi trascorre le ferie in Paesi meridionali come l’Egitto, il Marocco, la Turchia o la Tunisia consiglio di procurarsi una farmacia da viaggio presso il medico.
Non esistono vaccinazioni contro la diarrea del viaggiatore e per le altre potrebbe essere ormai troppo tardi. È comunque opportuno chiedere informazioni al proprio medico. Eventualmente può valere senz’altro la pena di vaccinarsi contro l’epatite A, impostando uno schema rapido anche a tre settimane dalla partenza. Questa vaccinazione garantisce da due a tre mesi di copertura, che può essere prolungata completando il ciclo al rientro dalle ferie.