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Il pendolarismo fa male? Assolutamente no!

I tragitti di lavoro si allungano e negli ultimi 25 anni il numero di pendolari è notevolmente aumentato. Ma il pendolarismo non è dannoso, anzi!

Cifre e fatti
  • Nel 2015 in Svizzera i pendolari, ovvero le persone che devono lasciare l’edificio in cui vivono per raggiungere il posto di lavoro, sono 3,9 milioni.
  • Il tragitto medio casa-lavoro (sola andata) è di 14,5 chilometri, il 12 percento in più rispetto al 2010.
  • Il 52 percento si sposta in auto, il 30 percento con i mezzi pubblici, il 16 percento a piedi o in bicicletta e il 2 percento con veicoli motorizzati a due ruote.

Fonte: Ufficio federale di statistica

Nel 2015, nove occupati svizzeri su dieci erano pendolari, con percorrenze medie di 30 minuti a viaggio. Tra il 1990 e il 2015 la quota di persone costrette a lasciare il proprio Cantone di residenza per motivi di lavoro è aumentata dal 12 al 20 percento, mentre il numero di pendolari è passato da 2,9 a 3,9 milioni. Si legge in continuazione come il pendolarismo influisca negativamente sulla salute. Christian Fichter (46 anni), psicologo del lavoro e responsabile della ricerca presso l’Università di scienze applicate Kalaidos di Zurigo, non è d’accordo.

In Svizzera ci sono 3,9 milioni di pendolari. Uno su dieci impiega oltre un’ora per raggiungere il posto di lavoro. La salute ne risente?

È opinione diffusa che il pendolarismo provochi stress e malattie e influisca pesantemente sulla vita sociale. Simili affermazioni non sono fondate su solide basi statistiche: anche se si riscontra un nesso, non c’è causalità. In altre parole: la morbilità superiore o i tassi di divorzio più elevati non dipendono dal pendolarismo, ma dall’attività professionale svolta.

Quindi il pendolarismo non rappresenta un problema?

No, anzi: chi prende in considerazione un lungo tragitto di lavoro ha maggiori possibilità di permettersi una casa più a buon mercato o di assicurarsi un’attività lavorativa da sogno, con guadagni più elevati e migliori opportunità di recupero. Naturalmente non è possibile generalizzare; ma i pendolari che riescono a entrare in quest’ottica vivono il viaggio in maniera molto più rilassata, mentre chi affronta gli spostamenti con notevole tensione dovrebbe forse cambiare casa o lavoro.

In Svizzera si assiste a un aumento del numero di pendolari su tragitti sempre più lunghi. Perché?

Molte persone non riescono più a trovare soluzioni abitative soddisfacenti in città e, viceversa, lavori da sogno in campagna. Gli effetti di un’economia in crescita sui prezzi del mercato immobiliare vanno seguiti con una certa preoccupazione.

Perché?

Perché i tempi di spostamento dei pendolari tendono ad allungarsi. Dal nostro studio, che ci ha visto intervistare 1600 pendolari in collaborazione con «Einstein», trasmissione in onda su SRF, si evince un calo della soddisfazione a partire da tempi di percorrenza di 50 minuti. 45 minuti passati in coda in auto vengono valutati più negativamente di 90 minuti trascorsi in modo produttivo in treno.

Una soluzione sarebbe il telelavoro.

Sì e no. Lavorare da casa uno o due giorni alla settimana va bene. Ma non dimentichiamo una componente negativa: l’assenza di contatto diretto con i colleghi. La presenza virtuale, ad esempio tramite Skype, non può sostituire quella fisica e ciò che si perde in termini di appagamento non può essere valutato in denaro.

di Reto Wild,

pubblicato in data 06.11.2017, modificato in data 15.10.2019


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