Il nostro redattore si impone di sorridere regolarmente nella vita di tutti i giorni per ingannare il cervello. Il primo risultato? Spaventare gli altri passeggeri del treno.
A giugno ho trascorso alcune mattine provando il Qigong. Vivai, la rivista della Migros che si occupa di sostenibilità, ha organizzato varie lezioni di prova con il maestro di Qigong Jumin Chen in diverse città della Svizzera. Questi eventi hanno avuto un grande successo di pubblico, anche perché il maestro Chen è molto apprezzato nel suo campo e al tempo stesso ha una natura estremamente gentile e affabile.
Dopo aver assistito alla lezione di prova in diversi luoghi, mi hanno colpito i molti aneddoti e le battute che il maestro inseriva in modo apparentemente marginale nei suoi discorsi mentre ci spiegava come dovevamo muovere braccia e gambe. Tra le altre cose, ha ricordato più volte ai partecipanti di svolgere gli esercizi con un sorriso sul volto. Poi attendeva qualche secondo, si guardava attorno e con un sorriso sornione diceva: «Proprio così. Felici come non mai».
Quella frase mi ha ricordato un articolo che avevo letto tempo fa. Si trattava di uno studio i cui risultati, per semplificare, affermavano che chi sorride spesso vive più a lungo e in modo più sano. Pare che tra il cervello e la bocca ci sia una connessione che può essere percorsa in entrambe le direzioni: non solo ridiamo quando siamo felici, ma siamo più felici quando ridiamo.
Bene. Ho preso immediatamente la decisione di sorridere regolarmente per rilassarmi durante la giornata. Con leggero disagio mi sono ricordato di quando, pochi giorni prima, avevo guardato con stupore la mia immagine riflessa nel finestrino del treno InterRegio. Mostrava uno scontroso uomo di mezza età a cui sarebbe meglio non chiedere una donazione o una firma per un’iniziativa popolare, e che in generale non andrebbe distolto dal proprio faticoso cammino. Indurito, quasi amareggiato dal quotidiano stress del pendolare. Volevo veramente vivere in questo modo? (Continua a leggere qui di seguito...)
Fattore di relax: 3
Costo / beneficio: 5
Potenziale di dipendenza: 1
Scala di valutazione: 1-5
«No!», ho giurato a me stesso rivolgendo un luminoso sorriso alla giovane donna seduta accanto a me... e facendola sussultare dallo spavento. Non l’ho fatto apposta, in fin dei conti era per la mia salute. Era per così dire un sorriso di lunga vita. Sembravo lo Stregatto di «Alice nel paese delle meraviglie»: ho marciato attraverso l’atrio della stazione, sono salito tutto felice sul tram e ho mostrato ai passeggeri i miei bei dentini, proprio come un bambino fiero dei primi denti caduti. Questo esercizio ha generato in me una profonda gioia infantile, e di conseguenza mi sono effettivamente sentito più felice e rilassato. Intimamente ho riso di me, e in qualche modo anche «con» me. Mi sono sentito bene.
Da allora cerco di impormi di sorridere spontaneamente nella vita quotidiana. Si può fare ovunque e non costa nulla. A volte in ufficio mi sono beccato qualche occhiata furtiva da parte dei miei colleghi, come per esempio mentre scrivevo questo articolo. Ma va bene così. Sono felice. Felice come non mai.