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Mettere le dita nel naso ha i suoi lati positivi

Mettere le dita nel naso è un fenomeno molto diffuso e, come ci spiega iMpuls, non ha solo lati negativi.

Infilarsi le dita nel naso è un comportamento che riscuote ben pochi consensi a livello sociale. Lo sa bene Joachim Löw, che ha dovuto scoprirlo a sue spese. Durante una partita di alcuni anni fa, gli zoom delle telecamere hanno mostrato l'allenatore della nazionale di calcio tedesca che si dedicava soddisfatto a questa attività mentre era in panchina. La reazione del pubblico? Choc e divertimento al tempo stesso.

Suggerimenti: a cosa prestare attenzione?
  • Se proprio non si può farne a meno, meglio usare un fazzoletto per coprire il dito. In questo modo ci si può proteggere meglio dalle infezioni e dagli sguardi impietosi.
  • Un modo più igienico per evitare la sensazione sgradevole causata dalle secrezioni sono lavaggi nasali, pomate oppure oli per il naso.
  • In caso di sanguinamento, non mettersi le dita nel naso fino alla completa guarigione.
  • Sulla pagina web4health.info si consiglia di valutare l'opportunità di un consulto medico se ci si mette le dita nel naso per più di un'ora al giorno (in totale, non in una volta sola!) I motivi di questa malattia sarebbero disturbi ossessivo-compulsivi, tic motori oppure deficit di attenzione.

Un'abitudine molto diffusa

Mettere le dita nel naso è effettivamente un'abitudine molto diffusa, ma diversamente dal commissario tecnico della Germania la maggior parte delle persone vi si dedica di nascosto. "Non si fa", si sente dire sin da piccoli. In ultima analisi, è considerato un comportamento non accettabile e contrario all'igiene.

Dubbi medici

Anche dal punto di vista medico emergono alcuni dubbi. Gli otorinolaringoiatri precisano che, se le dita non sono pulite, esiste il rischio di introdurre germi (stafilococchi) nel naso e di provocare così delle infiammazioni. Mettere le dita nel naso causa anche lesioni alla pelle, che possono portare alla formazione di croste o perdite di sangue, facendo penetrare batteri nel nostro organismo.

Ma perché continuiamo a farlo? Un motivo è che le croste all'interno del naso creano una sensazione sgradevole, e infilare le dita nel naso ci aiuta a rimuovere la secrezione secca, in modo da tornare a respirare bene. Ma la causa può anche essere un forte prurito.

Un ruolo nella prevenzione delle malattie

Alcuni ricercatori del celebre Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dell'Università di Harvard hanno però individuato un lato positivo del tutto nuovo di questo comportamento. Nell'ambito di uno studio* infatti hanno scoperto che infilare le dita nel naso può essere persino salutare se si mangia la secrezione... I batteri contenuti avrebbero effetti positivi per la bocca e la faringe, contribuendo inoltre a proteggere denti e mucose e aiutando anche a prevenire malattie delle vie respiratorie e ulcere gastriche.

Ospedale universitario di Basilea: "Non è una fake news"

"Ritengo che l'informazione non sia una fake news, ma piuttosto un elemento interessante e innovativo", afferma il Prof. Daniel Bodmer, primario di otorinolaringoiatria presso l'ospedale universitario di Basilea. I bambini effettivamente mettono spesso le dita nel naso e mangiano una parte della secrezione. Questo potrebbe essere sensato, "perché in natura quasi nulla avviene senza motivo". Prima di raccomandare ufficialmente di mangiare la secrezione aspetterebbe i risultati di ulteriori studi. Esaminare questa abitudine in modo più mirato sarebbe però comprensibile e opportuno.

Dentifricio speciale in preparazione

Compiendo addirittura un altro passo avanti, i ricercatori statunitensi vorrebbero mettere a punto un dentifricio speciale a base di muco nasale sintetico. Una precisazione per chi si sente assalire dal disgusto: tutti noi - spesso senza realizzarlo pienamente - deglutiamo comunque una parte consistente delle secrezioni nasali attraverso la cavità rinofaringea. Successivamente i batteri vengono neutralizzati o eliminati dagli acidi gastrici. Quindi... buon appetito!

di Markus Sutter,

pubblicato in data 08.03.2018, modificato in data 02.10.2019


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