Che cosa fare se ti manca lo stimolo a perseguire un obiettivo? Marc Blaser, esperto in psicologia dello sport, spiega come motivarsi.
La ricerca incentrata sulla motivazione nello sport postula due orientamenti di base. Le persone che ricadono nella prima tipologia, orientata alla competizione, mirano a conseguire risultati migliori rispetto all’avversario o a essere i migliori del gruppo. Quelle orientate al compito, invece, hanno come priorità il miglioramento personale, a prescindere dal fatto che siano o meno i più bravi del gruppo. Gli atleti orientati più alla competizione che al compito sono maggiormente inclini a farsi scoraggiare dalle sconfitte.
Lo stimolo a raggiungere un obiettivo può avere sostanzialmente due forme. In psicologia, anche applicata allo sport, si parla di «motivazione intrinseca» quando una persona desidera raggiungere un obiettivo di propria iniziativa, per il piacere di fare e di migliorarsi personalmente. D’altro canto esiste anche una motivazione «estrinseca», che si attiva quando una persona sa che al raggiungimento di un dato obiettivo riceverà un premio, in denaro, regali o visibilità. La ricerca e l’esperienza pratica concordano nel dire che la motivazione intrinseca è più forte di quella estrinseca.
Al momento di porci degli obiettivi, dovremmo seguire il modello «SMART», che ci aiuta a raggiungerli concretamente se possiamo contare anche su una grande forza di volontà. Molto importante è formulare gli obiettivi in modo positivo e non come divieti («non voglio» fare qualcosa o «non farò più» qualcosa).
Per superare eventuali ostacoli o cali di motivazione, cosa non certo infrequente, è bene avere una buona programmazione basata su una strategia di tipo «se-allora»: se torno a casa stanco allora vado subito a fare jogging, per esempio. La volontà di affrontare anche in concreto gli obiettivi può essere vista come un secondo passo importante.
Di base potremmo dire che siamo motivati quando ci immergiamo completamente nell’attività di cui ci stiamo occupando, quasi dimenticando il mondo intorno a noi. Quando è così, ci troviamo in un cosiddetto «flow», ossia in uno stato ottimale che coniuga esigenze e capacità individuali. Inoltre possiamo dire di essere motivati quando non vediamo l’ora di iniziare un determinato compito.
Un motivo è sicuramente che questi obiettivi non seguono il modello «SMART», e cioè non sono formulati correttamente. Spesso non fanno scattare un vero e proprio impegno («commitment») a raggiungere davvero gli obiettivi fissati, per cui lasciamo perdere. Un’altra ragione è molto probabilmente il fatto che tanti obiettivi sono troppo a lungo termine. Sarebbe meglio affrontarli passo dopo passo, premiandosi ogni volta che si raggiunge un traguardo intermedio.