Hai ricevuto un mazzo di fiori da un ammiratore o un’ammiratrice? Oppure sei perdutamente innamorato? Che sensazione emozionante! Ma cosa succede una volta terminata questa prima fase di magia e passione?
Si sa che le farfalle nello stomaco offuscano la ragione e fanno apparire l’altro perfetto ai nostri occhi, come se fosse stato creato apposta per noi. Ed è proprio così che si immagina il grande amore, accompagnato sempre dall’incrollabile certezza di aver trovato uno spirito affine al nostro, una persona in grado di comprenderci alla perfezione, che condivide i nostri valori e le nostre convinzioni. Visti in questa prospettiva, i contrasti ricorrenti sembrerebbero indicare che non si tratti affatto del grande amore.
Questa trasfigurazione ideale e romantica, alimentata da un intero filone di libri e film, è spesso causa di separazioni avventate tra le coppie. Perché un amore solido non è un dono del cielo, bensì il risultato di un duro lavoro su se stessi, sulla coppia, sullo stare insieme. Un’immagine tutt’altro che romantica.
Se l'amore sia «salutare», ovvero se ci faccia bene, dipende soprattutto da noi stessi e dalle nostre aspettative nei confronti dell'amore. Un amore solido non è un dono del cielo, bensì il risultato di un duro lavoro su se stessi, sulla coppia, sullo stare insieme. Un’immagine tutt'altro che romantica.
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L'amore diventa quindi un vero e proprio lavoro, come racconta il filosofo Alain de Botton nel suo ultimo libro «Il corso dell'amore». «Sappiamo sin troppo su come comincia l’amore, ma troppo poco su come cresce e si evolve.» Essere capaci di amare oggi viene visto come qualcosa che intuitivamente si fa nella maniera giusta non appena si incontra la propria anima gemella.
De Botton raccomanda vivamente alle coppie e a chi è alla ricerca dell’amore di assumere un atteggiamento di pessimismo romantico e illuminato. Nella ricerca del partner adatto a noi, dovremmo riflettere a fondo su quali tipi di sofferenze siamo disposti a tollerare, e non confrontare quella particolare persona con il nostro ideale del grande amore, con cui tutti i problemi si dissolvono nell’aria come per magia.
L’ideale romantico funziona nella finzione ma non nella realtà. Tutte le coppie prima o poi sono costrette a scendere a patti con le preoccupazioni e le difficoltà della vita quotidiana, non fosse altro che per le «insicurezze» portate da ciascuno all’interno della coppia. È soprattutto un atteggiamento di comprensione reciproca a dare all’amore la possibilità di sopravvivere. Secondo Alain de Botton ciò significa considerare predilezioni e differenze dell’altro con un atteggiamento benevolo, riconoscere e accettare le debolezze proprie e del partner, così come i modelli che si nascondono dietro a tali atteggiamenti, invece di sentirsi sempre sopraffatti dalle ostilità.
Naturalmente neanche il romantico pessimismo di de Botton può dare una garanzia di successo. Ma almeno può aumentare le probabilità di uscire da crisi e difficoltà di coppia, invece di riporre le proprie speranze in un presunto miglioramento incarnato da una «novità».
Nell’epoca delle app e dei portali di incontri il tutto può trasformarsi in una sfida piuttosto complessa. Non c’è il colpo di fulmine? Il rapporto sta attraversando un momento di crisi? Non ci vuole molto prima che un altro possibile oggetto del desiderio si materializzi sul proprio schermo grazie a un algoritmo o a un match maker. In fondo là fuori potremmo trovare qualcuno ancora più adatto a noi...
Ma l’ampia scelta si rivela in realtà ingannevole. Non a caso diverse persone che cercano un partner online si lamentano della scarsa voglia di impegnarsi. Evidentemente la nostra società della fretta ha contagiato anche quell’ambito della vita che, per dare i suoi frutti, richiede molto tempo e attenzioni.