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Tendine di Achille: di nuovo in forma dopo una rottura

La rottura del tendine di Achille richiede solitamente un’operazione e il recupero dipende dall’esecuzione di un corretto allenamento mirato.

Trac! Poi niente è più come prima. Se il tendine di Achille si rompe, spesso è possibile davvero sentire il momento in cui avviene. Da allora in poi, i soggetti devono essere molto pazienti e disciplinati, perché servirà circa un anno per tornare alla normalità. E ciò può avvenire solo se ci si allena in modo scrupoloso.

Cos'è il tendine di Achille e perché si rompe?

Il collegamento tra il muscolo del polpaccio e le ossa del calcagno è quello che permette all’uomo di correre e saltare. Il tendine di Achille è sì spesso e forte, ma è anche vero che su di lui agiscono forze enormi: è in grado di sopportare 25 volte il peso del corpo umano, ma in caso di eccessiva sollecitazione si rompe nel punto in cui è più sottile. La zona di rottura più frequente si trova 2-6 cm al di sopra del punto di inserzione sul calcagno.

Rottura del tendine d'Achille: chi colpisce?

Il tendine più grande del corpo umano si rompe con maggiore frequenza negli uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni, mentre praticano sport. Ogni anno si verificano circa 20 casi ogni 100 000 abitanti con tendenza in aumento.

Di solito sono interessati gli uomini che in passato hanno fatto molto sport e poi hanno ricominciato. In questi casi il tendine è sottoposto a una sollecitazione massima eccessiva per lo stato di allenamento.

Queste sono le discipline sportive più a rischio

Gli sport che spesso causano la lesione del tendine di Achille sono il calcio, la pallamano, il tennis, lo squash e il basket, perché si tratta di discipline in cui si parte bruscamente, ci si gira velocemente o si salta sulle gambe con molta forza.

(Continuazione in basso...)

Apparato motorio vulnerabile

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L'usura favorisce le lesioni

Se il tendine è già lesionato è più probabile che si verifichi una rottura. La causa è riconducibile a microlesioni e a disturbi cardiovascolari o a malattie come il diabete. Tuttavia, anche alcuni farmaci sono noti per incrementarne il rischio, tra questi gli antibiotici appartenenti alla classe dei fluorochinoloni. Con l’età la composizione del tendine cambia e diventa meno stabile.

Trattamento: operarsi o no?

Esistono diverse scuole di pensiero su quale sia il modo migliore per trattare la rottura. Nella maggior parte dei casi i chirurghi si orientano verso trattamenti mini-invasivi. Il vantaggio è che insorgono meno disturbi legati alla cicatrizzazione.

Tali problemi rappresentano il maggior pericolo in caso di intervento a cielo aperto, perché il chirurgo deve praticare un taglio lungo circa 15 cm. Alcuni specialisti preferiscono eseguire operazioni mini-aperte, una sorta di giusto mezzo tra i due metodi.

La guarigione è possibile anche senza trattamento chirurgico. Il piede viene immobilizzato esclusivamente in posizione equina, come quando si è in punta di piedi. In questo caso sussiste il rischio che l’allungamento del tendine pregiudichi la tensione. Pertanto il paziente ne risente a lungo. Correre o addirittura saltare diventano un lontano ricordo.

La riabilitazione è decisiva

Trattamento ottimale

Se possibile, è consigliabile curarsi in una clinica specializzata in questo tipo di operazioni.

Il trattamento dovrebbe comprendere anche una fase postoperatoria, che rappresenta un aspetto molto importante. La fase riabilitativa è fondamentale per stabilire se il tendine potrà o meno tornare ad essere resistente come prima.

Nel caso in cui dopo l’intervento sia necessario un sostegno per la deambulazione, è possibile utilizzare anche un deambulatore a tre ruote specifico per il piede.

Per tornare al livello di allenamento precedente all’infortunio bisogna calcolare circa un anno dopo l’operazione, superato il quale il recupero diventa impossibile. È importante quindi eseguire con costanza la fisioterapia dopo l’intervento e allenarsi regolarmente anche quando si è già in grado di camminare normalmente.

Se i pazienti dopo una rottura del tendine di Achille possano giocare a calcio o a squash come prima, dipende molto dall’organizzazione della fase riabilitativa, dall’intensità e dalla scrupolosità con le quali alleneranno i muscoli e la stabilità.

La riabilitazione non può considerarsi conclusa finché il piede interessato non riprende gran parte delle attività della vita quotidiana.

Solitamente il piede viene immobilizzato con un tutore per due settimane in posizione equina prima che inizi sottoporsi a sollecitazioni sempre maggiori. Alcuni chirurghi sono del parere che il piede debba essere sollecitato immediatamente dopo l’intervento, in modo da combattere l’atrofia muscolare.

Le persone interessate devono considerare almeno dieci settimane di fisioterapia. Se il tendine guarisce correttamente è possibile tornare a praticare sport in modo moderato dopo tre o quattro mesi.

Dopo un anno i pazienti dovrebbero poter nuovamente stare in punta di piedi con la gamba operata e muovere il piede su e giù. Questo è l’ultimo test, se l’esito è positivo, si può tornare alla vita di prima senza problemi.

pubblicato in data 16.03.2017, modificato in data 12.08.2021


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