È tornata la stagione in cui poter nuovamente fare escursioni nella natura. Il nostro esperto conosce le località più belle in ogni parte del paese.
La primavera è il periodo ideale per escursioni alla scoperta dell’Altopiano svizzero, del Giura e delle Prealpi. A partire da fine aprile, i sentieri fino a 1000 metri di altitudine sono spesso sgombri dalla neve e nei boschi e nei campi la natura comincia a risvegliarsi.
Particolarmente suggestivo è il delicato verde delle foreste di latifoglie quando i raggi del sole s’infiltrano tra gli alberi facendo risplendere i colori. Sui prati, oltre a margherite, ranuncoli e denti di leone, fanno capolino le prime orchidee, mentre più in quota i crochi seguono la neve ormai sempre più rada.
Le praterie calcaree sono poi una vera gioia per gli occhi: per via del ridotto tenore nutrizionale, la biodiversità è molto ricca e fiori di ogni colore salutano la primavera. In questa stagione, anche gli appassionati di erbe selvatiche possono sbizzarrirsi: erba di Gundermann, piantaggine, ortica, girardina silvestre, erba strega e achillea sapranno conferire a insalate e salse dip un tocco aromatico e salutare.
Normalmente, la stagione delle escursioni in montagna comincia tra inizio e metà giugno. È in quel periodo che apre la maggior parte delle capanne ed entrano in servizio funivie e funicolari. Conviene informarsi prima.
La galleria di base del Ceneri non può essere attraversata a piedi. I treni del Gottardo sfrecciano nel tunnel lungo 15 km, collegando Bellinzona e Lugano con l’alta velocità da fine 2020. Ciononostante, l’ultima parte della nuova ferrovia transalpina NFTA può essere esplorata a piedi. L’escursione da Isone a Tesserete, passando per Gola di Lago, segue per un ampio tratto il tracciato della nuova linea. Eppure non si nota. La valle di Isone rimane appartata e a prima vista si presenta come terra di boschi rigogliosi e villaggi idilliaci. Il suo fascino è nei dettagli, negli antichi ed enormi faggi e nelle innumerevoli e nodose betulle, nelle gole attraversate da ruscelli, nei rustici restaurati con amore e negli spogli pendii del Monte Bar, i cui boschi furono utilizzati dai milanesi nel XIX secolo per la fusione dei metalli. Inoltre, non mancano i luoghi da sogno con vista sulle montagne ticinesi. Di tutto questo rimane un piacevole ricordo durante il rientro nella Svizzera tedesca, mentre si attraversa la galleria di base del Ceneri a 200 chilometri orari.
Il Ticino è pieno di valli solitarie accessibili solo agli escursionisti. La Valle del Salto a Maggia è un autentico gioiello della natura appartato che conserva la sua bellezza selvaggia. L’itinerario circolare verso la piccola conca della valle offre tutto ciò che caratterizza l’escursionismo di montagna del Ticino: scalinate ripide, una gola con un ruscello scrosciante, castagni nodosi, alpi panoramiche con rustici idilliaci, una cascata, tanto sole e un antico ponte di pietra che consente di tornare al paese attraversando altezze vertiginose.
Denti aguzzi, fauci enormi, 2,80 metri di lunghezza: il Ticinosuchus era un dinosauro davvero terrificante, vissuto 243 milioni di anni fa sul Monte San Giorgio, quando il suo massiccio si trovava ancora in Africa. Il monte ha ad oggi prodotto 20'000 fossili risalenti al Triassico medio, tanto da valergli lo status di Patrimonio mondiale UNESCO. E la vista dalla vetta sul Lago di Lugano e sulle Alpi ancora innevate è a dir poco fantastica...
Un’escursione in montagna non potrebbe essere più variegata e avventurosa: il punto più alto si trova a una quota di 330 metri, il punto di partenza e di arrivo sono raggiungibili sono via nave e in caso di forte pioggia l’itinerario viene chiuso. Quando invece splende il sole, il cuore esulta: tra S. Rocco e Cantine di Gandria ci si muove sempre a pelo delle acque turchine del Lago di Lugano, a volte bagnandosi addirittura le scarpe, poi di nuovo su audaci scalini e speroni di roccia da una baia all’altra. E se i morsi della fame si fanno sentire durante il percorso, quattro grotti verranno in soccorso con specialità gastronomiche ticinesi.
Lago di Küssnacht, Lago di Alpnach, Lago di Uri, Lago di Lucerna: non è facile abbracciare con un solo sguardo tutti e sette i bacini del Lago dei Quattro Cantoni. Può essere utile osservare il tutto dall'alto, per esempio dal Wissifluh, il suggestivo picco roccioso tra Vitznau e Gersau. Il quarto lago svizzero per estensione, con i suoi 114 km2 di superficie, non può essere ammirato nella sua interezza, ma ci si può comunque fare un'idea di quanti angoli e sporgenze tocchino le sue acque. Un simile scenario è una ricompensa da conquistare: la salita erta e impressionante attraversa fitti boschi e costeggia rocce quasi a picco, regalando inattesi scorci di natura alpina selvaggia a 900 m di altezza. La discesa cambia completamente volto, con comodi sentieri che si snodano in ampie curve su prati ricoperti di fiori fino a Gersau. Anche questi pendii sono ripidi, ma lo si nota solo osservando le contadine e i contadini fare il fieno: l'erba rotola a valle quasi da sola.
La regione montuosa del Cantone Zurigo si estende nel territorio con le sorgenti del Töss. I pendii sono erti, le creste sottili, le cascate precipitano su coste rocciose composte prevalentemente da puddinga, i ruscelli scorrono in strette gole e nel fitto bosco si annidano cervi, caprioli, camosci e galli cedroni, mentre aquile maestose fendono l’aria in ampi cerchi. Non a caso in questi luoghi selvaggi è stata introdotta la lince, un predatore che qui trova le condizioni migliori. Lo stesso discorso vale anche per gli escursionisti. Le alture dell’area montuosa del Töss regalano panorami spettacolari: sull’Hüttchopf lo sguardo spazia dalle Alpi Glaronesi e della Svizzera centrale al Lago di Costanza fino alla Foresta Nera. Il paesaggio è un mosaico di prati fioriti, grandi fattorie svizzere e natura incontaminata. Scendendo nella Tössscheidi, dove Töss anteriore e posteriore confluiscono in un unico fiume per poi proseguire verso il Reno, ci si sente come esploratori di una valle remota. La discesa dall’Hüttchopf è – a ragione – uno dei pochi sentieri di montagna del Cantone Zurigo.
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Il Kaienspitz è una collina erbosa più che una montagna, ma non per questo offre itinerari meno impegnativi. Il paesaggio dell’Appenzello è scosceso: qui, dove gole che arrivano a notevoli profondità si alternano a erti pendii, «pianeggiante» è un concetto che si conosce solo per sentito dire. Lo sforzo è ricompensato da panorami infiniti di cui è possibile godere non solo in vetta, ma anche lungo la maggior parte del tragitto. Il bastione roccioso dell’Alpstein dominato dal Säntis, il Lago di Costanza e i numerosi villaggi arroccati come nidi sui pendii catturano lo sguardo. Per non parlare delle tipiche e graziose case adorne di fiori che fiancheggiano il sentiero. L’unico tratto che non offre ampie visuali è all’inizio del percorso, che successivamente prosegue serpeggiando attraverso le gole del selvaggio Goldach per giungere infine al Chastenloch, suggestiva località dove gli escursionisti trovano ristoro in un’accogliente trattoria.
La prima è un’opera in filigrana di legno e acciaio estremamente ariosa, la seconda una solida costruzione in metallo ispirata alla Torre Eiffel. Ciò che accomuna queste due torri del Randen, quella di Siblingen e quella di Schleitheim, è la fantastica vista sull’altopiano e sulle Alpi da un’altezza di 20 metri. Nell’area tra le due torri si cammina su e giù per le alture del Randen nel Cantone di Sciaffusa, attraverso boschi che in primavera sono ricchi di aglio orsino.
Il Toggenburgo? Lo conoscono tutti. L’Appenzello? Anche. E la Neckertal? Mai sentita? Non c’è da stupirsi, in quanto questa regione è un’autentica perla tutta da scoprire. Un mosaico di paludi incantate, prati fioriti, siepi scure, cortili maestosi e altezze audaci con tigli secolari sotto i quali si perde la cognizione del tempo. E dall’alto del Wilkethöhi si possono ammirare le regioni del Toggenburgo e dell’Appenzello con un binocolo risalente ai tempi dei propri nonni.
Grande fu lo strazio della signora Hohenzorn di Bischofszell quando perdette nei flutti del Thur entrambi i figli. Per suo volere fu così costruito un ponte sul fiume nella città, affinché nessun’altra madre dovesse mai patire lo stesso suo dolore. Con i suoi 116 metri, l’Alte Brücke, inaugurato nel 1487, è il ponte d’epoca medievale in pietra naturale più lungo della Svizzera. Merita una visita non solo per la sua forma contorta, ma anche per la piacevole passeggiata fino a Kradolf, costeggiando il corso d’acqua e con il profumo dell’aglio orsino fresco nelle narici.
Le postazioni militari devono essere allestite in zone ideali per nascondersi all’occhio del nemico od osservarne i movimenti. Il Fläscher Berg offre entrambe le possibilità. La catena rocciosa al centro della Signoria Grigionese assomiglia a un massiccio in miniatura, con fitti boschi, paesaggi sinuosi e una vetta – il Regitzer Spitz – che troneggia su una parete di roccia quasi a picco di oltre 400 m e da cui si gode un panorama ineguagliabile. Lo sguardo spazia tra valle del Reno, Sarganserland, Alpi Grigionesi e Glaronesi e catena del Falknis, mentre a fondovalle si distende, baciato dal sole, il paese vitivinicolo di Fläsch. E le postazioni militari? Sembrano alloggi vacanza sparsi, dall’architettura sorprendente e integrati armoniosamente nel selvaggio contesto boscoso e montano.
L’acqua azzurrissima, i faggi dalle chiome verdeggianti, i pascoli di un giallo brillante e gli alberi da frutto impreziositi da delicati fiori rosa e bianchi – una passeggiata primaverile lungo il Lago di Costanza, tra le rive e i suggestivi villaggi, è un piacere per tutti i sensi. E in più, il lago custodisce un tesoro sommerso: davanti a Bottighofen, giace a 40 metri di profondità il piroscafo a ruote Jura, affondato nel 1864 per via della fitta nebbia. Il relitto sottoposto a tutela monumentale costituisce oggi una popolare attrazione per immersioni.
Il picchio rosso mezzano è un uccello esigente: come habitat predilige le querce centenarie. All’interno della rustica e irregolare corteccia di questi alberi, infatti, il raro volatile trova nutrimento in abbondanza. In quest’ottica, il bosco Güttinger sul Lago di Costanza è il non plus ultra: esso vanta maestose querce antiche, che sono divenute il suo emblema. Una peculiarità è costituita dalla quercia con quattro tronchi. Ma gli alberi non mancano nemmeno all’inizio e alla fine dell’escursione, con frutteti in fiore a perdita d’occhio. D’altronde, una mela su due in suolo svizzero proviene dal Canton Turgovia.
I conti di Toggenburgo devono aver nutrito una passione per i fiori. Nel complesso Neu Toggenburg fortificato sulla collina che sovrasta Lichtensteig, scelto dai feudatari come residenza dalla fine del XII secolo, prosperano infatti oltre 200 specie anche rare di felci e piante da fiori. La modestia non era sicuramente una loro virtù. Il complesso è protetto da cinque valli circolari e una cinta muraria con portone di accesso, conservati fino a oggi e liberamente accessibili, come i resti di due cisterne. Le rovine del castello non solo soddisfano lo spirito pionieristico, ma regalano anche un’ottima veduta sull’orizzonte, perché i signori ci tenevano a sapere per tempo chi fosse in arrivo. Dalle rovine di Neu Toggenburg lo sguardo spazia sull’intero Toggenburgo fino all’Alpstein dominato dal Säntis. Del tutto differente è la situazione per le rovine del castello di Rüdberg, a un’ora abbondante di camminata. Circondate dal bosco, sono protette alle spalle da una parete rocciosa alta 50 m, che precipita bruscamente quasi a picco sul Thur. Anche questo è un panorama, sebbene di tipo diverso.
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I narcisi trombone crescono nei giardini privati, ma anche sul Mont Sujet, dove però ce ne sono interi campi. È difficile trovare altrove così tanti narcisi selvatici come quelli che crescono sulla montagna che sovrasta il lago di Bienne e che alla fine di aprile fanno sì che i vasti pascoli del Giura brillino al sole di un color giallo oro. In cima alla vetta, la vista spazia poi in lontananza, dalla Foresta Nera passando per il Chasseral e il Seeland fino alle cime alpine, prima di entrare nelle profondità della gola di Twannbach, dove Friedrich Dürrenmatt ha ambientato l’omicidio del romanzo «Il giudice e il suo boia».
Quando Berna fu riformata, il popolo cattolico di Lucerna volle rendere netta la distinzione tra le due città. Così piantò sulle alture del Napfbergland un viale alberato lungo due chilometri proprio al confine con Berna. Le ostilità fanno parte del passato, ma gli aceri, gli abeti e i faggi, vecchi ben 400 anni sono presenti ancora oggi come i ripidi fossati e le creste selvagge che si attraversano per raggiungere il luogo di pellegrinaggio di Luthern Bad godendo di una vista sulle Alpi impareggiabile.
Cosa fare quando una vetta è completamente immersa nel bosco e non offre alcuna visuale? Con uffici e proprietari si cerca una soluzione pragmatica e si mette mano alla motosega. È quello che è successo nell’Emmental, sul Blaseflue (1118 m), il punto più alto dei comuni di Signau, Oberthal e Lauperswil. Una piattaforma panoramica attrezzata con tavoli e panche adorna ora la vetta e permette allo sguardo di spaziare sul paesaggio collinare dell’Emmental e sulle Alpi Bernesi, un colpo d’occhio per apprezzare l’area tutt’intorno al Blaseflue. Il sentiero sale ripido attraverso boschi e gole selvagge, per poi raggiungere vaste creste erbose che invitano a prendersi il tempo per ammirare l’orizzonte. E per rivivere le atmosfere di Gotthelf è d’obbligo una sosta al Gasthof Waldhäusern.
Chiusura straordinaria: questa attività è temporaneamente chiusa.
Il nome Mario Botta è una garanzia. È così per il «Fiore di pietra» sul Monte Generoso, come per la torre di Moron nel Giura bernese. La torre panoramica alta 30 m è stata infatti progettata dall’architetto ticinese, che per la sua costruzione – durata quattro anni – ha coinvolto 700 apprendisti muratori e costruttori stradali, dando loro la possibilità di fare esperienza con la lavorazione della pietra. Sono state messe in opera 350 tonnellate di calcare e all’inaugurazione era addirittura presente il Consigliere federale Joseph Deiss. Naturalmente, dalla piattaforma di 360° si gode un panorama meraviglioso sulle montagne e sul Giura, a condizione che la visibilità sia buona. Ma vale sempre la pena visitare la torre. Il selvaggio panorama del Giura, con i suoi prati sferzati dal vento, gli alberi nodosi e le foreste selvatiche, è affascinante anche in presenza di nebbia e pioviggine: l’arcaicità della torre risalta infatti ancora di più. Ci si può sempre riscaldare nella vicina Cabane de Moron o, più oltre, nel confortevole rifugio a Champoz.
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L’agglomerato della terza città più grande della Svizzera offre fantastiche occasioni di escursione. La regione di Basilea si distingue per la varietà del paesaggio del Giura, che alterna morbide colline a vasti boschi, gole sorprendenti e imponenti pareti rocciose. A tanta ricchezza si aggiungono gli alberi di ciliegio, che in primavera fioriscono a migliaia, trasformando l’area in un mare bianchissimo. Lungo il percorso che attraversa il Sissacherfluh si gode di tutte queste bellezze e anche di alcune particolarità: un rifugio risalente all’alto medioevo, con mura spesse 2 m, di cui si possono ancora vedere le fondamenta, una torre panoramica alta 30 m un po’ più recente, che ricorda la torre Eiffel e incute timore ai meno coraggiosi, una famiglia di sequoie di montagna californiane di 3500 anni alte fino a 100 m e, sul Sissacherfluh, una piattaforma panoramica che accontenta tutti.
L’avèrla ha un’abitudine particolare: infilza le sue prede sulle spine dei rovi di rose, assicurandosi in questo modo provviste di cibo. Con un po’ di fortuna durante un’escursione tra i pascoli di Nenzlingen, Blauen e Dittingen sarà possibile scorgere il timido uccello canoro. Se non si ha la fortuna di vedere l’avèrla piccola, ci si può rifare godendo dello splendore dei fiori della zona. Con oltre 500 varietà di piante, i tre pascoli magri sono tra gli habitat più ricchi di specie del Giura nel Canton Basilea Campagna.
Il paesaggio del Tafeljura è caratterizzato da colline con altipiani superiori pianeggianti e ripidi pendii. I Celti e i Romani seppero sfruttarne la conformazione: i loro insediamenti sul Wittnauer Horn erano quasi inespugnabili. Nel Medioevo i conti seguivano e controllavano i loro sudditi dal Tiersteinberg. A testimonianza si trovano ancora molte rovine, la cui visita si presta a essere integrata nell’itinerario di un’escursione. Si attraversa un bosco selvatico e si passa davanti ai ciliegi in fiore, che tingono la Fricktal completamente di bianco.
«Dort oben die Freiheit» (La libertà delle vette): questo è il titolo che Wolfgang Hafner ha voluto dare alla sua guida dei sentieri del Giura solettese. I solettesi considerano sacra la libertà sulla loro «montagna», come chiamano affettuosamente il Giura, che nel 1942 è stato dichiarato zona protetta con l’intento di tutelarne le alture da interventi edilizi e deturpamenti, un’iniziativa oggi fortemente apprezzata. La visuale non è disturbata da seconde case e sull’Oberdörferberg lo sguardo spazia all’infinito su prati con tipici muri a secco, alberi nodosi che resistono ai venti rigidi e sulle interminabili catene del Giura. Superate le distese dell’Oberdörferberg si entra quasi senza accorgersene nel Cantone Berna. Anche i bernesi amano i paesaggi vasti e inviolati. Per una sensazione di libertà perfetta, i più temerari possono chiudere il percorso risalendo le pareti rocciose della Montagne de Graitery con le scale metalliche.
Trascorrere del tempo nel bosco fortifica corpo, mente e anima. I giapponesi hanno studiato scientificamente il fenomeno e da allora promuovono il cosiddetto «bagno nel bosco». La Valle dell’Orbe nel Giura vodese è una delle regioni boschive più fitte della Svizzera e l’escursione da Vallorbe alla Vallée de Joux, passando per il Dent de Vaulion si rivela quindi salutare. Tuttavia, sulla vetta dell’altopiano gli esemplari di alberi più robusti hanno fatto spazio al panorama che merita di essere ammirato: a fare gli onori di casa otto laghi, la catena del Monte Bianco e i 4000 del Vallese.
I palchi di questo anfiteatro sono estremamente ariosi: con un’altezza fino a 200 metri, pareti di roccia quasi verticali formano il Creux du Van e chi non teme di stare in equilibrio sul bordo dell’arena naturale come gli stambecchi potrà ammirare una vista straordinaria sul Giura di Neuchâtel fino all’Altopiano svizzero. Per raggiungere questa postazione panoramica d’eccezione occorre arrampicarsi lungo un erto sentiero con ben quattordici tornanti. Possibile scorgere addirittura una lince? Perché no: nella riserva naturale protetta più antica della Svizzera questo felino è di casa.
Un’escursione dei «Suonen» non può certo offrire gli stessi panorami di cui si può godere su una vetta. I Suonen (rogge) sono canali che nel Vallese vengono utilizzati da secoli per l’irrigazione di campi e vigneti e scorrono lungo morbidi pendii o superano pareti rocciose a strapiombo grazie a impianti spettacolari. I Suonen sono sempre affiancati da un sentiero necessario per la manutenzione della condotta e la gestione del flusso d’acqua. Camminare lungo questi percorsi regala puro piacere. Molti Suonen conducono acqua dalla primavera all’autunno e a seconda dell’itinerario scelto si possono vivere esperienze mozzafiato su percorsi sospesi o piacevoli escursioni all’ombra degli alberi, come nel caso del Grossi Wasserleitu e del Bisse Neuf. Entrambi i canali serpeggiano lungo il pendio meridionale della valle del Rodano, irrigando i vitigni di Varen e Salgesch e regalando per ore una vista indimenticabile sulle montagne vallesi. E non si sente più la mancanza di una vetta.
© foto: Daniel Fleuti