Dolori lancinanti che si irradiano lungo le gambe: la compressione del nervo sciatico è una condizione estremamente dolosa. Ciononostante il consiglio è muoversi piuttosto che stare a riposo.
La colonna vertebrale è una struttura meravigliosa ed estremamente complessa, formata da 24 vertebre sovrapposte collegate tra loro da dischi intervertebrali. I nervi che fuoriescono da ciascuna vertebra ricevono i segnali, nella fattispecie gli stimoli dolorosi, e li trasmettono al cervello.
Il dolore trasmesso dal nervo sciatico, il più lungo del nostro organismo, può irradiarsi dalla regione lombo sacrale ai glutei fino alle dita dei piedi. In alcune zone delle gambe si può avvertire una sensazione di formicolio, una sorta di intorpidimento. Se si tossisce o si starnutisce il dolore diventa più acuto. Spesso a causare questi disturbi è lo spostamento di un disco intervertebrale che va a comprimere il nervo sciatico. Alcune persone avvertono dolori lievi, mentre altre non riescono quasi più a muoversi.
Per capire se i dolori alla schiena hanno davvero a che fare con il nervo sciatico il medico ha a disposizione un esame molto semplice. Dopo aver fatto distendere il paziente in posizione supina gli solleva verso l’alto una gamba tesa. Se, con l’arto sollevato di circa 45 gradi, il paziente avverte un forte dolore al gluteo e alla coscia che si irradia fino al ginocchio, significa che è presente una compressione di un nervo nella regione lombare.
Il rischio aumenta nelle persone di statura elevata, nei fumatori e in chi sostiene un livello di stress superiore alla media e sottopone il fisico a sforzi eccessivi. Nella maggior parte dei casi questa patologia fa la sua prima comparsa tra i 45 e i 65 anni. A seconda dell’intensità del dolore è indispensabile eseguire ulteriori accertamenti, quali la tomografia assiale computerizzata (TAC o CT) e la risonanza magnetica, utili a rilevare un’eventuale ernia al disco.
Nonostante siano molto acuti, generalmente i dolori della sciatica non sono cronici e si ripresentano a distanza di un anno dalla prima comparsa in meno di un terzo dei pazienti. Nel frattempo può essere d’aiuto praticare un semplice esercizio: ci si sdraia in posizione supina con la schiena diritta e si appoggiano le gambe su una sedia formando un angolo di 90 gradi con le ginocchia. Si mette una borsa dell’acqua calda sotto il bacino e si respira consapevolmente per alcuni minuti in modo che il corpo riceva più ossigeno e le contratture si allentino.
In ogni caso va evitata l’immobilità: i medici sconsigliano nel modo più assoluto questa strategia e suggeriscono di fare più possibile movimento. Il riposo a letto deve essere limitato al minimo indispensabile perché, pur alleviando i sintomi, non aiuta il paziente a rimettersi in piedi in tempi brevi.
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