Grazie al mental training gli atleti praticano corsa, nuoto, arrampicata o altri tipi di attività in modo migliore, anche sul piano tecnico, e con più entusiasmo.
Come pensano i vincitori e come invece i perdenti? Questa domanda si pone nello sport agonistico, ma non solo: anche gli sportivi amatoriali possono prendersi cura della propria forza mentale. Un mental coach ci spiega quali sono gli aspetti centrali.
La pressione e lo stress sono quasi sempre generati da noi stessi. È l’atteggiamento interiore a fare la differenza: su 100 persone che devono cantare in pubblico, 95 sono sotto stress anche solo al pensiero di farlo. Immaginano di cantare male e che gli altri li derideranno. Le altre cinque persone invece sono felici di esibirsi finalmente in pubblico e di poter mettere alla prova le proprie doti canore. Ognuno decide liberamente se farsi dare il colpo di grazia dai propri pensieri o se invece trasformarli in un sostegno. Siamo noi a scegliere se la strada che percorriamo sarà spianata o invece irta di ostacoli.
Credere che sia legato principalmente alla capacità di motivarsi o rilassarsi. La maggior parte degli atleti che si rivolgono a un mental coach sono anche troppo motivati – cosa che può determinare un insuccesso.
Molti sportivi vogliono strafare, per questo nel momento decisivo la loro prestazione rischia di non essere ottimale. La pressione data dalle aspettative è troppo alta, l’obiettivo non è realistico, il corpo è troppo teso. Il mental training aiuta gli atleti a praticare corsa, nuoto, arrampicata o altri tipi di attività in modo migliore, anche sul piano tecnico, e con più entusiasmo.
È importante ritrovare la giusta prospettiva: anche se non si raggiunge un nuovo miglior tempo non è la fine del mondo. Bisogna ricordare che praticando sport a livello amatoriale non puntiamo al guadagno, bensì a un’esperienza capace di (ri)darci entusiasmo. Ciò che pensano gli altri se arriviamo al traguardo un minuto prima o un minuto dopo è indifferente. Occorre respirare a fondo due volte e restare sereni.
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Quando ci troviamo in uno stato di agitazione il battito aumenta, i muscoli sono in tensione, si suda, la voce diventa più incrinata e così via. Tutte queste reazioni sono determinate dal cervello attraverso diversi neurotrasmettitori, un «mix» di sostanze chimiche sul quale possiamo imparare a influire allenandoci con il mental training.
No, è un concetto molto più ampio. Con il mental training, insieme all’atleta definiamo quale obiettivo vuole raggiungere, per quale motivo e quali fattori rappresentano un ostacolo. Poi cerchiamo insieme immagini interiori, parole o altri elementi che siano in grado di supportarlo. L’atleta impara anche a fermare i pensieri negativi, a controllare le sue emozioni e migliorare i movimenti, ad esempio impara a fare passi più brevi o a lavorare di più di metatarso.