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Vuoi vivere più sano?

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A passeggio nel bosco con i sensi attivi

Gli alberi sono intelligenti, comunicano tra loro e provano sensazioni. Questa scoperta, assieme alla meraviglia del bosco, mi accompagna durante un «bagno nella foresta» in compagnia dell’ecologa Diana Soldo.

In un’assolata giornata di primavera sto ancora guardando la città, poco lontana, che in una manciata di secondi mi immergo nel bosco lungo il lago Resiweiher, ai margini di Zurigo, a camminare sulle foglie della stagione passata. Sprofondo fino alle caviglie, l’aria odora di funghi, umidità, muffa e sottobosco. Un fruscio accompagna i movimenti del nostro trio: «Possiamo fare un bagno nella foresta in qualsiasi posto appena fuori dalla porta di casa, basta uscire dal sentiero», spiega Diana Soldo. Ci mettiamo in cammino per scoprire la foresta con tutti i sensi in attività.

Un gioco di colori tra le chiome degli alberi

L’arte del «bagno nella foresta
  • L’atteggiamento: dimenticare ieri e domani, essere qui e ora. All’inizio respirare profondamente e focalizzarsi. Quindi rendere i sensi ricettivi al bosco uno dopo l’altro. La sequenza è libera.
  • Vista: osservare il gioco di colori tra le chiome degli alberi, percepire i particolari sul terreno. Percepire le diverse figure create dai rami.
  • Tatto: rovistare tra le foglie, camminare a piedi nudi, accarezzare diversi tronchi d’albero.
  • Gusto: che si tratti di erbe selvatiche, resina o foglie degli alberi, ci sono molti sapori da scoprire.
  • Udito: chiudere semplicemente gli occhi e ascoltare i suoni del bosco.
  • Olfatto: scoprire l’odore delle foglie, dei funghi, dei rami, del muschio, dei fiori e della terra.

Poco dopo, lasciato il sentiero, ci fermiamo in una radura che si apre in un bosco di faggi, uno scorcio degno di un dipinto romantico. Gli alberi più vecchi e alti si intrecciano con quelli più giovani formando una trama leggera, intessuta di foglie e rami. «I faggi vivono in comunità, qui vediamo convivere insieme diverse generazioni», ci spiega la guida.

I rami maestosamente protesi verso l’alto, la corteccia liscia, uniforme ed elegante fanno di questa pianta una vera opera d’arte! Nei dintorni del lago Resiweiher i faggi riescono a vivere oltre 100 anni, più a lungo che in altri luoghi nei quali lo sfruttamento boschivo è più intenso, ed è una vera fortuna.

Siamo immersi nel bosco e apriamo i sensi. Il vento accarezza la chioma degli alberi, le foglie verdi dei faggi danzano nell’aria. Il sole fa risplendere le chiome di tonalità infinite: cinquanta sfumature di verde...

Senza rendercene conto stiamo già facendo un «bagno nella foresta», un concetto che Diana utilizza per definire le sue escursioni nelle quali coniuga scienza forestale e tradizione nipponica. Fare un bagno nella foresta significa «immergersi nell’atmosfera del bosco» con un atteggiamento particolare: non pensare a ieri e domani, quello che conta è il qui e ora. (Continuazione in basso...)

Il bosco chiama

Le foglie dei faggi hanno un buon sapore

«Assaggia!». Diana è davanti a un carpino e mi porge una foglia. Il sapore è discreto e delicato e sarebbe ottimo per un’insalata. Nel bosco si trovano decine di piante commestibili, tra cui la piantaggine, la podagraria, l’ortica e l’artiglio del diavolo. Queste erbe spontanee possono essere usate per preparare ottimi pesti.

Una goccia di resina attira la nostra attenzione: pende dalla corteccia rugosa di un abete rosso. Ne mettiamo in bocca un frammento. Ha la consistenza della gomma da masticare, un sapore che ricorda la menta ed è antibatterica. Il giorno dopo ne trovo ancora un po’ appiccicata tra i denti.

Meno stress, maggior benessere, un sistema immunitario più forte

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Via dalla città, tutti nel bosco!

«È provato che già dopo una decina di minuti immersi nel bosco il livello degli ormoni dello stress, l’adrenalina e il cortisolo, si riduce», spiega Diana, che si considera una divulgatrice più che una terapeuta. Inoltre il bosco rafforza il sistema immunitario, aiuta a combattere la depressione, migliora la salute psichica e spirituale. «L’ideale è immergersi nella foresta da due a quattro ore alla settimana», dice Diana. (Continuazione in basso...)

Rovistare tra le foglie

Il tatto è fondamentale. I tronchi dei faggi sono lisci e omogenei, molto diversi da quelli degli abeti rossi, che hanno una corteccia squamosa e striata. «Si deve rovistare bene tra le foglie », spiega Diana mentre infila le dita nel terreno umido. Dalla terra spunta un verme, un insetto sta deponendo le uova ed è così preso da non accorgersi della presenza del gruppo.

«Dovremmo trascorrere più tempo all’aperto nel bosco, è la nostra casa originale», spiega l’esperta. L’ambiente urbano è nuovo e inusuale nella genesi dell’essere umano, è segno dell’allontanamento dell’uomo dalla foresta. È dimostrato che, per motivi legati alla nostra storia evolutiva, il verde ha un effetto rilassante e salutare. E aggiunge: «Le esperienze sensoriali ci aiutano a entrare in relazione con la natura e a proteggerla». Un obiettivo che sta particolarmente a cuore a Diana Soldo.

Gli alberi comunicano tra loro

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Una vera «amante della foresta»


Diana Soldo ha ottenuto il dottorato in scienze ambientali presso l’ETH di Zurigo e ha istituito il Zurich-Basel Plant Science Center dell’ETH di Zurigo, dell’Università di Zurigo e delle Università di Basilea. 10 anni fa ha deciso di lasciare il suo lavoro per dedicarsi alla foresta, che considera una grande comunità vivente. Da «amante della foresta», oggi organizza diverse escursioni tra cui passeggiate, «bagni nella foresta» arricchiti da informazioni sulla vita del bosco, escursioni sulle erbe selvatiche o viaggi alla scoperta del bosco come habitat di piante, animali e funghi. Vive letteralmente circondata dal bosco che ospita anche i suoi alberi preferiti: i faggi. Il suo motto è: «I safari nei nostri boschi sono entusiasmanti quanto quelli africani».

Gli alberi si scambiano messaggi attraverso le radici e l’aria. Segnalano ai propri simili la presenza di parassiti e condividono le esperienze. Finora sono stati identificate circa 9000 sostanze, ma la ricerca è ancora agli inizi. Le piante, spiega la nostra guida, provano sensazioni, come appare evidente osservando una mimosa: basta un minimo tocco perché si richiuda.

Sono anche in grado di percepire i suoni, gli odori, l’aria e le vibrazioni e di «prendere decisioni più intelligenti rispetto all’uomo». Ad esempio riescono a controllare il momento in cui far spuntare le foglie, a crescere in direzione del sole o a decidere quando far cadere le foglie. Gli alberi sono inoltre in grado di apprendere: dopo aver superato un periodo di siccità sono attrezzati per quello successivo.

Come molti altri esseri viventi, anche loro hanno un ciclo di vita con diverse fasi. Inizialmente mettono tutta l’energia nella crescita, quando raggiungono una certa età, riducono la produzione dei semi. «Vanno, per così dire, in menopausa», spiega sorridendo l’esperta. (Continuazione in basso...)

Il bosco è un mistero

Soddisfatti camminiamo per il bosco. La ricetta di Diana è: imparare a conoscerlo in tutti i suoi aspetti. Non ci invita ad abbracciare gli alberi. «Naturalmente chi desidera può farlo». E se qualcuno si sente attratto da un albero e si preoccupa per lui, è certamente una cosa positiva.

Lo stesso vale per chi ama parlare alle piante: alcuni esperimenti hanno dimostrato che si sviluppano diversamente con la musica rock e la musica classica, per cui è possibile che siano anche in grado di distinguere e riconoscere le persone. Come è anche possibile che le persone abbiano effetti diversi sulle piante. «Il bosco è fondamentalmente un mistero, lo conosciamo e lo comprendiamo poco, di molte cose possiamo solamente meravigliarci».

Chiudere gli occhi e ascoltare

Next step: ascoltare. Chiudiamo gli occhi e ci mettiamo in ascolto. Qualcuno ha alzato il volume dello stereo? Improvvisamente si sentono i cinguettii degli uccelli e il fruscio delle foglie, l’aria si riempie di schiocchi e scricchiolii. Si sente il ronzio degli insetti. I suoni del bosco sono meravigliosamente rilassanti.

Via le scarpe

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La «fomitopsis pinicola».

È arrivato il momento di togliersi le scarpe. La terra è umida per le tante giornate di pioggia, che ora ha finalmente smesso di cadere. Con lentezza appoggio i piedi sulle foglie bagnate e provo un piacevole senso di freschezza. Esploro con delicatezza le irregolarità del tappeto di foglie. «Fate attenzione all’agrifoglio», avverte Diana divertita, pronta a svelare un nuovo segreto per il «gruppo safari nel bosco».

Restiamo affascinati dal cappello di un fungo grande quanto un piatto, la «fomitopsis pinicola». Questo fungo cresce sul legno morto. «Per molto tempo si è pensato che gli alberi fossero gli esseri viventi più grandi del bosco, invece sono i funghi», dice Diana. E spiega al gruppo: il fungo più grande della Svizzera si trova nel Parco Nazionale e ricopre una superficie delle dimensioni di 50 campi di calcio. I funghi possono vivere fino a 2500 anni.

Guardare le foglie stesi a terra

«Alla fine di un’escursione le persone desiderano spesso stendersi a terra e fermarsi a guardare le chiome degli alberi», racconta Diana. Secondo uno studio il semplice sguardo su un albero ha effetti benefici sulla salute, spiega l’ecologa. Seguo il suo consiglio. Metto a terra la giacca, mi stendo sopra e, dopo le tre ore di escursione, mi godo ancora le tante sfumature di verde. Mi sono sentita raramente così rilassata.

Fotografie: Désirée Good

di Silvia Schütz,

pubblicato in data 09.06.2020


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